lunedì 3 gennaio 2011

Epopea di Gilgamesh

Gilgamesh è il re sumero della città di Uruk. Guerriero e crudele, è per due terzi divino e per un terzo mortale e tiene sotto il suo dominio un popolo sempre più stanco delle sue prepotenze e ingiustizie. Gli dei, dunque, per punirlo, decidono di mandargli contro Enkidu, un uomo primitivo e rozzo, creato dall' argilla e descritto nell' epopea come selvaggio sia nel fisico che nei comportamenti. I due si scontrano, come previsto, ma lo scontro finisce alla pari. Colpito dalla Forza di Enkidu, Gilgamesh stringe con lui un patto d'amicizia. Decidono di andare insieme alla Foresta dei Cedri per prelevare il prezioso legno di questi alberi. Alla guardia della Foresta c'è però un mostro, che i due riescono a sconfiggere senza grossi problemi. Accresciuta ulteriormente la sua fama e l'amicizia con Enkidu, Gilgamesh viene corteggiato da Ishtar (la dea della bellezza e della fecondità, ma anche della guerra e della distruzione), che lo vorrebbe come sposo, estasiata dalle sue doti di guerriero e dalla sua fama. Gilgamesh però la rifiuta, visto il triste destino degli amanti della dea, e Ishtar, con l'aiuto di Anu (il dio del Cielo e padre di Ishtar stessa) invia contro i due amici un ferocissimo toro divino di colore blu. Nel combattimento che ne consegue, Enkidu blocca il selvaggio animale e Gilgamesh gli infila la spada tra le corna, uccidendolo. Oltraggiata ancora di più, Ishtar fa morire Enkidu con una brutale malattia, che gli fa patire una morte lenta e atroce. Gilgamesh scopre così per la prima volta il dolore per la perdita di un caro amico, e la sua tristezza è tanta. Decide dunque di intraprendere un viaggio alla ricerca del senso della vita. E'inoltre deciso a scoprire il segreto dell'immortalità. Viene a sapere che c'è un solo uomo che conosce questo segreto: il suo nome è Ut-narpisthim, un uomo molto vecchio e saggio che scampò, grazie all'aiuto di un dio, dal diluvio universale, acquistando così l'immortalità. Egli vive isolato su un monte altissimo e, dato il grandissimo segreto che conosce, la sua casa è raggiungibile solo dopo aver superato molti ostacoli. Gilgamesh riesce a superarli tutti ed ad un tratto arriva in un bellissimo giardino (molto simile al paradiso terrestre biblico) dove una bella donna gli implora di fermarsi e non proseguire. Il valoroso re non cede alle richieste e sceglie di andare avanti, giungendo finalmente nel luogo dove vive Ut-narpisthim. Il vecchio però gli risponde che la morte è inevitabile per l'uomo e, prima o dopo, dovranno morire. Gilgamesh, ormai senza speranze, sta per andarsene quando Ut-narpisthim, impietosito, gli rivela che c'è un'unica possibilità per l'eterna giovinezza: è una pianta che si trova in fondo al mare. Gilgamesh parte subito alla ricerca del prezioso vegetale e, dopo averlo trovato, decide di riposarsi sulle rive di un ruscello. Al suo risveglio, scopre che la pianta tanto preziosa è stata mangiata da un serpente, che dopo averla mangiata ha cambiato pelle. Sconfitto, torna così ad Uruk, la sua città.
Nel finale il testo originale è ricco di lacune, dovute certamente alla mancanza di alcune tavolette, andate ormai perdute.
Altro episodio, del quale però non si capisce la giusta collocazione all'interno del poema, è il seguente:
Gilgamesh prega il dio degli inferi di fargli rivedere Enkidu per un'ultima volta. Il desiderio viene esaudito e l'anima di quest'ultimo si presenta a Gilgamesh. Enkidu rivela al suo grande amico che la vita nell'oltretomba è triste e cupa, piena di rimpianti per tutto ciò che non si è fatto nella vita terrena e per le occasioni che si sono perse. Gli consiglia inoltre di lasciare stare in pace i morti e di godersi la vita finché ciò è possibile, dato che nell'oltretomba l'esistenza sarà piatta e senza felicità. 

Gilgamesh o Ghilgameš è un personaggio della mitologia sumera. Mitico re dei Sumeri, regnò su una delle più antiche città: Uruk ("l'ovile"), il più antico agglomerato urbano dell'odierno Iraq, nelle vicinanze del golfo Persico.
Le sue vicende sono narrate nel primo poema epico della storia dell'umanità, denominato successivamente Epopea di Gilgamesh. Si tratta di una leggenda babilonese, il cui nucleo principale risale ad antiche leggende sumeriche, ma che venne trascritta molto tempo dopo il periodo in cui è ambientata la storia. La prima stesura dell'epopea, pervenutaci in frammenti appartiene alla letteratura sumera, ma la versione più completa sinora nota venne incisa su undici tavolette di argilla che furono rinvenute tra i resti della biblioteca reale nel palazzo del re Assurbanipal a Ninive, capitale dell'impero assiro. Questa redazione tarda della leggenda, risale al VII secolo a.C. 

Nessun commento:

Posta un commento

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...